Cambiamento: quando le circostanze lo impongono.
Cambiamento: quando le circostanze lo impongono.

Cambiamento: quando le circostanze lo impongono.

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Cambiamento, una parola che oggi viene utilizzata con una frequenza molto maggiore rispetto al passato.

Servivano generazioni per percepirlo, innovazioni per toccarlo con mano; elementi di rottura insomma.

Oggi invece è diventata una necessità quasi quotidiana: la velocità a cui va il mondo grazie all’evoluzione richiede una capacità di adattamento a nuove condizioni la cui rapidità di realizzazione è – molto spesso – inferiore alla velocità di apprendimento.

Secondo la Treccani, nella sua etimologia il verbo cambiare – di origine gallica – indica il “sostituire una persona, una cosa, con altra simile o diversa”.

Pensa alle valute: se fossi stato un mercante nel Rinascimento, avresti viaggiato con una lettera di cambio che ti permetteva di non dover più trasportare denaro e oro per gli scambi commerciali.

Ma non è l’unico significato: cambiare vuol dire anche “rendere diverso, trasformare, trasformarsi”, oppure “barattare”.

Si tratta in ogni caso di significati che prevedono un’azione in prima persona, una decisione consapevole.

Ma cosa accade quando sono le circostanze a imporlo?

Voglio qui condividere i tre elementi che ritengo importanti per capire il cambiamento dovuto a cause esterne e accettarlo:

1. Sostituire una vecchia abitudine con una nuova è un processo che richiede tempo (fino a 2 mesi per un essere umano medio), anche quando è dettata dalla necessità.

Pertanto, se ci si trova ad affrontare una necessità improvvisa dobbiamo essere preparati a uscire dalla scatola anche se non lo avevamo previsto (ma va?).

L’ostacolo maggiore? Le nostre abitudini, non ho dubbi al riguardo.

Il potere delle abitudini è molto potente (quasi quanto il lato oscuro della Forza…) anche grazie al fatto che siamo dotati di una macchina straordinaria chiamata cervello che, per ottimizzare i suoi processi, tende sempre al “risparmio energetico”.

Ama le abitudini (il cervello…) ed è refrattario al cambiamento, ma per risparmiare energia e garantire la sopravvivenza!

Insomma, non siamo lenti ad apprendere per “colpa” ma per “necessità”. Accettare ed essere consapevoli di questa nostra semplice necessità fisiologica è quindi molto importante.

2. Ho provato su me stesso che non è proprio possibile cambiare abitudini a meno che non si abbia una forte e valida motivazione interna seguita da un preciso obiettivo da raggiungere attraverso un piano d’azione ben congegnato.

Eppure proprio in questi giorni stiamo sperimentando una cosa anomala: a volte siamo costretti al cambiamento da “cause di forza maggiore”.

L’epidemia di Coronavirus che in questi giorni ha colpito il mondo intero – al di là del panico e delle polemiche deliberate e inutili che ne sono conseguite – ci insegna che dobbiamo reagire alle circostanze con rapidità, consapevolezza e rispetto:

 – rapidità perché non c’è tempo da perdere: sono circostanze esterne a noi, non possiamo controllarle;

 – consapevolezza perché solo essendo presenti nel “qui ed ora” possiamo essere efficaci ed efficienti per ottenere un cambiamento che aiuti ad adattarsi alle mutate condizioni;

 – rispetto perché non possiamo esimerci dal considerare con attenzione ed empatia le persone che ci stanno intorno o con cui ci troviamo a interagire; il tutto senza alcun intento moralista gratuito.

Essere aperti al cambiamento, in presenza di forti motivazioni esterne, ci permette di affrontarlo evitando – o riducendo al minimo – possibili conseguenze negative.

L’elemento chiave è solo uno: non è l’evento in se, quanto come NOI REAGIAMO all’evento a fare la differenza, permettendoci di cambiare serenamente, senza traumi, o col minor danno possibile.

3. Il cambiamento puoi rifiutarlo ma non puoi proprio fermarlo: “The Wind of Change blows straight into the face of time like a stormwind that will ring the freedom bell for piece of mind” cantano gli Scorpions, uno dei mie gruppi rock preferiti;

Soprattutto quando avviene per cause esterne a noi, poiché non siamo stati noi a dargli inizio, non ne abbiamo il controllo.

Cosa fare quando ci si trova in una situazione di cambiamento obbligato?

A. NO PANIC! Non sto giocando con le parole: perdere la testa è totalmente inutile. Lasciarsi prendere dallo sconforto è il modo migliore per ritrovarsi in una condizione ancora peggiore rispetto alla precedente.

La Mindfulness è di grande aiuto in questi casi e – unita alla capacità di controllo della respirazione – ci permette di mantenere la presenza nel “qui e ora”.

B. Riordinare le idee e chiedersi: “cosa mi insegna questa situazione?”

Spostare l’attenzione dalla paura del cambiamento alla ricerca di un risvolto positivo è di per se un segnale che mandiamo al nostro cervello affinché smetta di occuparsi di sopravvivenza e inizi ad occuparsi di imparare.

C. Condividiamo il momento con chi ci sta intorno: se da soli può esser difficile, farlo in team (anche 2 persone possono fare un team!) aiuterà a:

  • limitare la difficoltà,
  • ottenere nuovi punti di vista,
  • sviluppare Ossitocina (l’ormone che rende le persone più disponibili a occuparsi degli altri e più brave a riconoscere le emozioni).

Nella mia esperienza ho imparato che si tratta comunque di una scelta, una sola, in base alla quale saremo o non saremo in grado di “girare” la situazione a nostro vantaggio.

Ho imparato anche un altra cosa: avere un Piano B non è poi così dispersivo, anzi!

Ma ne riparleremo…

E tu, come affronti il cambiamento? Scrivilo nei commenti.

Massimiliano

 

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