Grandi dimissioni: qualcuno ha pensato a questa soluzione?
Grandi dimissioni: qualcuno ha pensato a questa soluzione?

Grandi dimissioni: qualcuno ha pensato a questa soluzione?

Reading Time: 2 minutes

Le Grandi Dimissioni sono uno degli argomenti più discussi nel mondo economico, e non solo.

In un mondo che cambia, le nuove generazioni si stanno abituando sempre più all’idea che rallentare non sia poi così male.

Tuttavia, come per ogni grande rivoluzione che avviene dal basso, le conseguenze di un fenomeno di questa portata incidono in maniera drastica sull’economia delle aziende, la loro produttività e – di conseguenza – su tutti gli indici economici di maggiore importanza.

Il fatto che non si tratti di un fenomeno solo “nostro”, bensì relativo al mondo Occidentale è un chiaro segnale del fatto che l’era della corsa frenetica all’essere “maledettamente produttivi” è finita.

Non si tratta solo di “millennials”, bensì anche di figli di “boomers” che scelgono la qualità della vita, scelgono di lavorare per vivere e non di vivere per lavorare.

Le grandi dimissioni sono il segnale che è ora – come non mai – di ripensare all’economia.

Non sono un economista, tuttavia ho vissuto quasi metà della mia vita collaborando a vario titolo con aziende in differenti settori (servizi, metalmeccanico, chimico, cartario, energie rinnovabili) e ho potuto fare esperienza di imprenditori più o meno illuminati in merito alla qualità della vita dei loro collaboratori.

Ne ricavo un’esperienza che mi ha insegnato un concetto che ritrovo proprio nel fenomeno delle grandi dimissioni: impegnati a lavorare per i tuoi sogni, non per realizzare quelli degli altri.

No, non è un’americanata! E’ un dato di fatto che al centro della vita delle persone inizia – finalmente – ad esserci la vita stessa e non solo una parte di essa (per quanto importante).

Questo studio pubblicato di recente ne è la riprova.

Lascio a chi è più esperto di me ulteriori e più approfondite analisi; provo invece a lanciare un’idea (magari è già stato proposto, ma non ne sono al corrente): perché non implementare in modo sistematico i contratti part-time?

Vuoi più tempo per la tua vita privata? Meno ore di lavoro e – quando è possibile – in smart/home working? Perfetto!

Il part-time mi pare una soluzione che possa contemporaneamente soddisfare questa esigenza evitando alle aziende una ricerca spasmodica di personale.

Cerchi, trovi, formi, se ne vanno. Un cane che si morde la coda…

Tra i molti motivi uno: sono troppe 8-10 ore al giorno a lavorare per i sogni di qualcun altro. Servono più ore in azienda: meglio due persone motivate in part-time che una dalle 8.00 alle 17.00 che non vede l’ora di strisciare il badge in uscita.

In un post precedente ho parlato di ATTITUDINE, ATTEGGIAMENTO ed EGO ZERO come basi per avere un team che funziona (sull’esempio delle Frecce Tricolore…).

Per avere questo risultato, alla base ci devono essere rapporti ben chiari anche dal punto di vista contrattuale, non credi?

La domanda è più che mai sempre la stessa: lavori per vivere o vivi per lavorare?

Lentezza, leggerezza (non superficialità), equilibrio: sono i nuovi valori di un mondo in fase di cambiamento.

E le grandi dimissioni sono qui a testimoniarlo: chi prima si adegua, manterrà le migliori risorse. Questo è certo.

You cannot copy content of this page