Questa volta ho scelto di condividere l’esperienza della lettura di un romanzo invece del “solito” saggio, ma ovviamente c’è un motivo.
Amo leggere Benni fin dai primi tempi dell’Università: mi ha divertito moltissimo, mi ha fatto pensare, mi ha aiutato a imparare qualcosa me stesso.
La storia di “Achille piè veloce” è quella di un’amicizia tra “sfigati” che diventa un’arma potentissima per sconfiggere gli stereotipi della società di oggi: Ulisse che lavora in una casa editrice leggendo manoscritti e provando a sua volta a scrivere, e Achille, disabile condannato alla sedia a rotelle da un corpo da rottamare ma con un cervello molto ben funzionante.
L’incontro tra i due avviene per una forzatura provocata da Achille, alla disperata ricerca di un elemento esterno che lo aiuti a uscire dalla routine di una famiglia (ma non della madre) che non sa accettarlo.
Ulisse è alla continua, disperata ricerca di fonti di ispirazione per poter finalmente tornare a pubblicare qualcosa di suo e avere le risorse per aiutare la sua fidanzata extracomunitaria a stabilirsi in Italia regolarmente.
Tra riflessioni letterarie e insulti, l’amicizia cresce e diventa importante, anche se entambi sanno perfettamente che non ha futuro per via delle condizioni di Achille.
Nonostante questo, Ulisse riesce a regalare al suo nuovo amico una serie di emozioni che lo appagano e ne viene ricambiato con un romanzo breve che, pubblicato a suo nome per volere dello stesso Achille, sembra destinato a portare finalmente un po’ di fortuna e benessere finanziario a Ulisse e alla sua fidanzata.
“Achille piè veloce” non è un romanzo buonista: la disabilità di Achille non viene nascosta né descritta con toni “soft”; la “sfiga” di Ulisse è quasi fantozziana, ma alla fine ti rendi conto che si tratta – come per ognuno di noi – di un percorso, un cammino. La meta non conta niente.
L’unica cosa che conta davvero è quello che diamo o facciamo per gli altri, senza aspettarci nulla in cambio.
Persone che aiutano altre persone a vivere meglio…